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Il più presentabile del PdL ieri sembrava Cosentino

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di CARMELO PALMA – Berlusconi dovrebbe spiegare perché Nick ‘o americano (Cosentino) abbia meritato il no, e Giggin ‘a purpetta (Cesaro) guadagnato il sì – secondo, al Senato, in Campania – e perché il garantismo e il rigorismo made in PdL suonino ugualmente variabili e inattendibili. Ma non potrebbe farlo senza tradire un’inclinazione opportunistica inconciliabile con l’intransigenza di principio, che però per il Cav. è solo una delle tante maschere della convenienza – la sua – e, come usa dire, della “presentabilità”.

Se dal principio bisognava partire, Cosentino, che era chiacchierato quando faceva vincere, avrebbe meritato una ricandidatura anche ora che la “chiacchiera giudiziaria” – quella che tutti, da Berlusconi in giù, nel PdL ritengono e denunciano per tale – avrebbe potuto far perdere. Per fare battaglie di principio non bisogna partire dal consenso che il principio riscuote, ma da quello che si ritiene meriti e possa, per questo, guadagnare, in un senso però meno personale di quello in cui Berlusconi intende, anche politicamente, il guadagno.

In un Paese in cui i pm di grido continuano a prendere dalle procure la rincorsa che li porta in politica e nelle indagini “politicamente sensibili” gli accusatori appaiono tutti, per questo, sospettabili di un qualche conflitto di interesse, ci sono molte ragioni che consigliano di intendere la “presentabilità” in un senso meno burocratico e, per così dire, protocollare. Non è il certificato penale, non è la presunta oggettività della pendenze giudiziarie a rispondere a una domanda di “presentabilità” politica. Questo moralismo scemo da casellario è un vero problema, ma davanti ad una politica così sputtanata evocarlo è decisamente impopolare, perfino più dei valori del giusto processo contro le corride giudiziarie celebrate per rispondere all’emergenza criminale con un’uguale e contraria “terribilità”. Solo un matto raccoglierebbe oggi quella bandiera e di quel matto ci sarebbe bisogno.

L’ultimo che potrebbe però farsene interprete è Berlusconi, che per chiudere in gloria la giornata del sacrificio e per dare ulteriore prova di un dadaismo giustizialista sfoggiato brillantemente perfino contro Travaglio, ha spedito l’ex Guadasigilli Nitto Palma davanti ai cronisti a ostentare le liste ripulite del Senato e a denunciare l’impresentabilità della capolista del Pd, Rosaria Capacchione, una cronista a cui la camorra cerca da anni di fare la pelle, e che è a processo per calunnia contro un ufficiale della Guardia di Finanza.

Senza Cosentino, le liste del PdL sono ancora più impresentabili, perché sono più disoneste. Cosentino intrappolato e messo spalle al muro con una strategia, verrebbe da dire, molto cosentiniana, è in fondo quello che esce meglio dalla giornata di ieri. Senza seggio, ma con la stessa faccia e la stessa discutibile, ma fino a ieri apprezzata, “presentabilità”.


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